Ecoinnovazione alla COP25 di Madrid per il progetto FaiBeneLaPelle

11 Feb 2021 | Ricerca e sviluppo industriale

 Il Progetto

Il progetto FAIBENELAPELLE promosso dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti (SSIP) selezionato tra i progetti che l’Italia presenta alla COP 25 di Madrid come strumento innovativo per valorizzare i prodotti conciari migliorandone l’impronta ambientale.

Il sistema FAIBENELAPELLE, che consentirà alle aziende di calcolare autonomamente le emissioni di gas climalteranti e il profilo ambientale dei loro prodotti, in modo da intervenire per migliorarlo, è stato presentato da Ecoinnovazione srl, partner scientifico di SSIP, nel Padiglione Italia a Madrid .

Il settore della pelle ha per l’Italia notevole importanza sul piano sia economico che sociale (circa 5 MD € di produzione nel 2018, di cui 3,6 MD € di export); sul piano ambientale trasforma scarti dell’industria alimentare in prodotti ad elevato valore aggiunto, ed è quindi perfettamente in linea con i modelli di Economia Circolare e di green economy.

Il settore negli ultimi anni soffre di una concorrenza di materiali alternativi, spesso giustificati con motivazione di tipo ambientale, si trova quindi davanti ad una duplice necessità: promuovere, da un lato, un’eco-innovazione nel settore, in linea con i programmi di “Green New Deal”, attuare, dall’altro, una corretta comunicazione dell’effettivo impatto ambientale.

Questo contesto ha motivato la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti a sviluppare, con il supporto tecnico-scientifico di Ecoinnovazione srl, il progetto FAIBENELAPELLE – Sistema per misurare FAcIlmente e BENE l’impronta ambientale delLA PELLE.

L’obiettivo

L’obiettivo del progetto è ridurre il costo e le difficoltà che le imprese incontrano per ottenere una valutazione robusta, riproducibile, comparabile e verificabile dell’impronta ambientale dei loro prodotti. Il sistema FAIBENELAPELLE, attraverso lo sviluppo di un sistema di calcolo integrato con banche dati ed interfacce semplificate, facilita le imprese nella definizione del profilo ambientale dei prodotti, nella identificazione di miglioramenti ambientali ottimizzati rispetto al rapporto costi/benefici e infine in una corretta e robusta comunicazione.

Il sistema è in piena conformità con il metodo raccomandato dalla Commissione Europea, con gli standard internazionali e con quanto richiesto dal marchio Made Green in Italy.

Il marchio “Made Green in Italy”: I modi per svilupparlo e il bando del Ministero per l’ambiente

Perché un nuovo marchio, in un sistema già inflazionato? Il marchio “Made Green in Italy” viene oggi rilanciato tramite il bando emesso dal Ministero dell’Ambiente per finanziare la realizzazione di “Regole di categoria di prodotto”. Thinkstep ed Ecoinnovazione hanno illustrato il senso e gli aspetti tecnici del marchio e del bando in un webinar molto seguito dal titolo “Nuove opportunità con il marchio – Made Green in Italy”. 

Il webinar parte da una domanda: perché un nuovo marchio, in un sistema già inflazionato?
La risposta viene dagli stessi consumatori che chiedono etichette facilmente comprensibili (ad es. per classi di qualità: A, B, C) e garantite da “autorità” riconosciute.

Il marchio “Made Green in Italy” (MGI) è rilasciato dal Ministero dell’ambiente, si appone sul prodotto ed è di lettura immediata ed univoca: indica infatti che il prodotto/servizio ha un “profilo ambientale” migliore rispetto a quello medio di prodotti/servizi analoghi. MGI ha inoltre il vantaggio di abbinare il marchio “Green” con quello “Made in Italy” sicuramente molto apprezzato in Italia e all’estero. 

MGI offre quindi alle aziende una comunicazione semplice ed efficace per i propri prodotti/servizi, che però per essere attuata richiede di seguire un percorso preciso e rigoroso, con riferimento al Product Environmental Footprint euroepa (PEF) e composto da due step principali:

1. Elaborare «Regole di categoria di prodotto» *(RCP) che definiscano il “profilo ambientale medio” per quel dato prodotto/servizio, all’interno di un consesso che veda la presenza della maggioranza dei produttori di quel prodotto;

2.  Realizzare un’analisi specifica del prodotto *da certificare per confrontarlo con il “profilo medio” individuato nelle RCP.

Il sistema di procedure e regole tecniche che caratterizzano entrambi questi passaggi si basa su criteri generali, ma deve poi essere visto ed interpretato a fronte delle molte diversità presenti anche all’interno di prodotti/servizi omogenei. Si prevede quindi che, a partire dal riferimento generale dato dalle regole europee sulla PEF, si possano individuare in fase applicativa le soluzioni che permettano una piena valorizzazione delle molte specificità produttive che il nostro paese propone. Il regolamento salvaguarda in particolare i prodotti alimentari dotati di marchio di qualità IGP, DOP ecc.

Il webinar affronta tutti questi aspetti, dando anche alcuni dettagli tecnici ed operativi, per chiudersi poi illustrando le caratteristiche del bando “aperto”, che mette a disposizione delle aziende e/o associazioni imprenditoriali i finanziamenti necessari per realizzare le RCP. 

Questo il link al webinar e a seguire quello al bando Ministeriale.

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